Passa ai contenuti principali
 Il coraggio di sentirsi sbagliate: Tra mito e maternità.

Per troppo tempo ho vissuto l'essere sbagliata. La narrazione dominate sull'amore materno ci racconta di una emozione immediata, travolgente, innata. U
n airbag di serie che si attiva senza preavviso. Ma per me, quell’esplosione non c’è stata.
Durante la gravidanza le promesse: “appena lo vedrai, il cuore ti si scioglierà”, “sarà l’amore più grande della tua vita”. Eppure, quando ho tenuto mio figlio tra le braccia, il mio cuore era muto. Non spaventato, solo immobile. E così, ho iniziato a chiedermi: perché non provo quell'amore raccontato? 


La maternità raccontata come un mito di sole gioie, soddisfazioni, di puro amore, di sorrisi che annulla ogni dubbio e ogni fatica, in realtà è ben diversa. E dobbiamo avere il coraggio e la lealtà di dire e ascoltare la verità. Perdi il tuo corpo. Perdi il tuo tempo. Perdi una parte di te nell'essere madre che non ritornerà mai più. Il dolore del parto, le complicazioni, le cicatrici — fisiche ed emotive — non si dissolvono con un sorriso. L'allattamento è totalizzante e non lascia spazio ad altro. E se l’allattamento diventa una lotta, quando il tuo bambino piange e tu non puoi, perché “le madri non si mostrano sconfortate”, il senso di colpa si insinua come un velo invisibile ma indossato. 
Ti viene detto che il latte artificiale è una sconfitta. Chiedere il biberon è non essere una brava madre. Sei madre da pochi giorni è già sei un fallimento. Allattare è un bene, ma se non riesci i figli crescono bene comunque. Sani e Felice.

Essere madre significa vivere sotto i riflettori. Ogni gesto, ogni scelta, ogni errore viene giudicato. Se lavori, sei egoista. Se stai a casa, sei frustrata. Se tuo figlio sbaglia, è colpa tua. Se sei stanca, non puoi dirlo. La fatica è un lusso che non ci è concesso. Perché, si dice, se ami davvero i tuoi figli, non puoi essere stanca.

Questa logica distorta ci condanna a un perfezionismo inesistente e logorante. La madre deve essere sempre presente, impeccabile, instancabile. E se non lo è, viene punita. Non con l’inferno, ma con il giudizio immediato e implacabile della società.

La maternità non è quella delle pubblicità. Non è la donna col grembiule stirato e la colazione pronta alle sei del mattino. È una rivoluzione. È caos. È amore che cresce, a volte lentamente. È anche dolore, dubbio, solitudine, paure e spesso inadeguatezza. 

E non nasce solo una madre. Nascono due genitori. È tempo di superare la narrazione obsoleta che carica la donna di ogni responsabilità e colpa, relegando il padre a una figura accessoria. L’uomo non è un burattino né un divano. È un essere pensante, emotivo, coinvolto. O almeno, dovrebbe esserlo.

Non cerco risposte. Solo spazio per il pensiero. Perché oggi ho capito che non sono sbagliata. Sono solo una donna che cerca di fare del suo meglio. In un mondo che spesso non lascia spazio alla verità, alla complessità, all’imperfezione.

La maternità non è un dogma. È un’esperienza umana. E come ogni esperienza umana, merita comprensione, rispetto e libertà.

Lasciateci essere imperfette. Lasciateci la felicità. Lasciateci vivere con i nostri errori, ma dei nostri sorrisi. 

E voi? Vi siete sentite sbagliate solo per non corrispondere a un ideale ?

Commenti

Posta un commento

Ogni voce vale. L'educazione nell'esprimerla conta di più.

Post popolari in questo blog

  Immagina abbracciare : Osserva nel silenzio .  Ascolta nel buio . Se conosci i sogni , veglia gli abbracci non i mille pugni dei tanti pagliacci . Trascura il chiasso . Disobbedisci all’abisso . Se conosci la carezza , veglia la stretta non la sgarbatezza di chi é sempre maledetta. Tenue l’urlo . Intenso il sussurro . Immagina abbracciare: é semplice salutare, più potente è trasformare.   Bmr 2024 .
Disobbedite.  “Posso lasciarvi un’eredità? Disobbedite. Non fatevi mai dire che non sta bene quello che vi fa stare bene. Pagate il prezzo di essere impopolari, di sentirvi dare delle stronze, di sentirvi dare delle streghe. Dovete piacervi, non compiacere.” — Michela Murgia Da quando ho saputo del suicidio di Paolo, questa parola non smette di risuonarmi nella mente. Paolo aveva denunciato più volte, ma nulla è cambiato. E allora, non resta che disobbedire. Storie di chi ha disobbedito   La mamma di Luca Per tre anni, ogni mattina, suo figlio vomitava prima di andare a scuola. Finché un giorno, esausta e disperata, ha deciso di disobbedire al silenzio e alla convinzione che "così vanno le cose". Ha bloccato la maestra nell’atrio della scuola e le ha chiesto di smetterla con gli insulti: “sei cretino”, “sei buono solo per pascolare le pecore”, eccetera. Non ha urlato, non ha minacciato, ma ha detto solo la verità. Da quel giorno, Luca ha smesso di vomitare. Un altro suo co...
La Pugnalata della Parola: "Atto primo" Sono una donna. Oggi sono stata uccisa . Uccisa da una voce. Non è la prima volta che mi uccidono. Sono abituata a essere uccisa. Non accetto che a farlo sia una mia “sorella” . La voce non mi ha pugnalato alle spalle come il figlio con Cesare, ma direttamente al cuore , e senza prima avermi abbracciato. Non un pugnale d’inesperienza, non quell'inabilità che i giudici hanno citato come mancanza di praticità, ma un fendente maestro e letale . Un colpo che non dà il tempo di difendersi. Che colpisce con l’unico intento di annientare. Io non ci sto! Non ci sto ad ascoltare queste parole. Non accetto di essere ferita e condannata ancora una volta solo perché la mia natura è donna . Ho sempre saputo che Caino e Abele fossero fratelli. Ma ascoltando quella voce, penso proprio che fossero sorelle. Se la fratellanza ha un limite, la sorellanza è tradimento spesso celato nella difesa. Pandora siamo noi?   La prima pugnalata mi ha stordito. ...