Essere madre significa vivere sotto i riflettori. Ogni gesto, ogni scelta, ogni errore viene giudicato. Se lavori, sei egoista. Se stai a casa, sei frustrata. Se tuo figlio sbaglia, è colpa tua. Se sei stanca, non puoi dirlo. La fatica è un lusso che non ci è concesso. Perché, si dice, se ami davvero i tuoi figli, non puoi essere stanca.
Questa logica distorta ci condanna a un perfezionismo inesistente e logorante. La madre deve essere sempre presente, impeccabile, instancabile. E se non lo è, viene punita. Non con l’inferno, ma con il giudizio immediato e implacabile della società.
La maternità non è quella delle pubblicità. Non è la donna col grembiule stirato e la colazione pronta alle sei del mattino. È una rivoluzione. È caos. È amore che cresce, a volte lentamente. È anche dolore, dubbio, solitudine, paure e spesso inadeguatezza.
E non nasce solo una madre. Nascono due genitori. È tempo di superare la narrazione obsoleta che carica la donna di ogni responsabilità e colpa, relegando il padre a una figura accessoria. L’uomo non è un burattino né un divano. È un essere pensante, emotivo, coinvolto. O almeno, dovrebbe esserlo.
Non cerco risposte. Solo spazio per il pensiero. Perché oggi ho capito che non sono sbagliata. Sono solo una donna che cerca di fare del suo meglio. In un mondo che spesso non lascia spazio alla verità, alla complessità, all’imperfezione.
La maternità non è un dogma. È un’esperienza umana. E come ogni esperienza umana, merita comprensione, rispetto e libertà.
Lasciateci essere imperfette. Lasciateci la felicità. Lasciateci vivere con i nostri errori, ma dei nostri sorrisi.
E voi? Vi siete sentite sbagliate solo per non corrispondere a un ideale ?
Una descrizione della maternità reale. Fatta di paure, inesperienza e di un amore tutto da scoprire.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaVero! Un amore tutto da scoprire.
RispondiEliminaGrazie!
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