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Disobbedite. 

“Posso lasciarvi un’eredità? Disobbedite. Non fatevi mai dire che non sta bene quello che vi fa stare bene. Pagate il prezzo di essere impopolari, di sentirvi dare delle stronze, di sentirvi dare delle streghe. Dovete piacervi, non compiacere.”Michela Murgia

Da quando ho saputo del suicidio di Paolo, questa parola non smette di risuonarmi nella mente. Paolo aveva denunciato più volte, ma nulla è cambiato. E allora, non resta che disobbedire.

Storie di chi ha disobbedito

 La mamma di Luca

Per tre anni, ogni mattina, suo figlio vomitava prima di andare a scuola. Finché un giorno, esausta e disperata, ha deciso di disobbedire al silenzio e alla convinzione che "così vanno le cose". Ha bloccato la maestra nell’atrio della scuola e le ha chiesto di smetterla con gli insulti: “sei cretino”, “sei buono solo per pascolare le pecore”, eccetera. Non ha urlato, non ha minacciato, ma ha detto solo la verità. Da quel giorno, Luca ha smesso di vomitare. Un altro suo compagno, però, va ancora dallo psicologo.

La mamma di Anna

La figlia ha iniziato a soffrire di attacchi di panico alle medie. In classe si erano formate fazioni, con alcune alunne “pupille” dell’insegnante e altre umiliate con complimenti velati. Anna aveva paura, ma non chiedeva di non andare a scuola. La madre, contro il parere di tutti — nonni, sorella, marito — ha deciso di disobbedire. Ha parlato con l’insegnante e poi con la preside. Da quel giorno, Anna non ha più avuto attacchi di panico.

La mamma di Alex

Suo figlio odiava la scuola e le maestre, si rifiutava di leggere, scrivere o ripetere. La maestra aveva chiesto di bocciarlo e la madre era quasi convinta che fosse la scelta giusta. Ma poi è intervenuta la pediatra, che conosceva bene quella maestra, e le ha consigliato di cambiare classe al figlio. Quella madre ha disobbedito alla richiesta dell'insegnante. Alex oggi è in quinta e, anche se non ama la scuola, almeno non la teme più.

La disobbedienza come necessità

Di fronte all'inefficacia delle denunce, all'inerzia delle istituzioni e all'omertà di chi non si assume la responsabilità, disobbedire diventa una necessità per salvare.

Queste madri non sapevano se la loro disobbedienza avrebbe funzionato, ma l'hanno fatto lo stesso. Hanno scelto di non farsi dire che "non sta bene" quello che le avrebbe fatte stare bene. Disobbedire è una scelta impopolare che spesso lascia soli, ma spezza il caos delle regole non scritte del “si è sempre fatto così” e, soprattutto, del silenzio.

 E ora tocca a noi

Tocca a noi essere la madre che disobbedisce. La madre che non accetta la morte di un altro giovane solo perché gli adulti non sanno essere tali. Siamo tutti complici:

  • complici nel silenzio

  • complici nell'accettare che lo sbagliato diventi giusto

  • complici nel non prenderci la responsabilità di lasciare ai nostri figli una società che non sia solo un'associazione di cose o persone, ma che sia umana.

Queste storie non sono casi isolati o malattie rare, bensì i sintomi di una società che sta fallendo nel suo compito di tutelare, far crescere e prendersi cura delle nuove generazioni. Una società che non vuole proteggere e battersi per la dignità dell'altro. Una società miope, tranne che nel suo riflesso allo specchio.

Non resta che disobbedire quando il sistema fa male, per proteggere chi ami. Disobbedire per salvare una vita. Disobbedire come un diritto, per costruire una società che non tradisca più i suoi figli.

Condividi questo post. Parla. Agisci. Disobbedisci.

Commenti

  1. Disobbedire è diventata una mia priorità 😈🖤
    Brava!

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  2. Bella priorità! Bella responsabilità! Grazie.

    RispondiElimina

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