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 La pugnalata della parola:

  "atto terzo"


Sono una donna. Oggi sono stata uccisa. Non è la prima volta che muoio; sono morta e ancora morta.  Il fendente che mi ha colpita sta facendo bruciare la mia ferita, ma questa pugnalata fa più male di tante altre. È stata sferrata da chi dovrebbe condividere la mia stessa storia, la mia stessa voce: da mia sorella, cresciuta dallo stesso seno.

Possiedo una violenza psicologica talmente potente che sono capace di distruggere intere famiglie. Se prendo il controllo psicologico, tutti fanno esattamente ciò che desidero. "Nessuno muove una foglia senza il consenso della Donna."

"Oggi mi sono regalata un momento per me. Avevo la giornata libera, e invece di pulire, ho fatto una passeggiata in campagna con un’amica. Mentre prendevo l’acqua dallo zaino, devo aver perso il portafoglio. Lui si è arrabbiato. Ho chiesto aiuto alla mia amica e siamo tornate a cercarlo l'indomani mattina presto, prima che lei iniziasse il lavoro, e lo abbiamo ritrovato. In quel momento ho capito di essere sola. Non sono stupida né sbadata, come dice lui: sono semplicemente sola. Non ho nessuno su cui contare. Anzi, su di lui non posso contare. Secondo il suo giudizio, se fossi rimasta a casa a pulire, visto il disordine, non avrei commesso un altro errore"

"Oggi lui ha sminuito quello che ho fatto, perché per lui il suo lavoro è stato sempre più importante del mio. Per questo motivo, era giusto che uscissi io quindici minuti prima per prendere i bambini a scuola, e io, non lavorando in proprio come lui, dovevo chiedere il permesso e recuperare quei quindici minuti la mattina.

Inoltre, quando lavoravo solo mezza giornata, per lui era giusto che non mi aiutasse in casa, dato che facevo solo mezza giornata.

Solo adesso ho capito la vera origine della mia stanchezza e perché ho rinunciato al lavoro. Mi pento e voglio ricominciare."

"Oggi ho la febbre più alta degli altri giorni e sono piena di dolori. Ho detto a mio marito che non vado a lavoro, resto a casa. Lui ha sbuffato: 'Se non lavoro io, qui tutto va a malora!'

Nonostante sia in chemio di mantenimento e tutta tagliata per i tre interventi subiti, in casa non sono stata a letto; ho dato comunque una pulita. Niente donna delle pulizie, dice lui, ci sono troppe spese.

Verso mezzogiorno ho visto che non c'è pane. Ho chiesto a mio figlio di andare a prenderlo, ma non ha voluto. Stiamo in campagna, così ho chiamato mio marito e gli ho chiesto di provvedere, ma mi ha sgridato dicendo che lui non può pensare anche al pane.

Mi sono messa in macchina e sono andata a comprarlo. Ho pensato che non sarà il cancro con cui lotto da anni a uccidermi, ma l'indifferenza di chi dovrebbe amarmi."

"Sono un capo di Stato, il primo nella storia della mia Repubblica. Ho lavorato tanto per diventarlo e per essere credibile. Oggi al Summit un altro capo di Stato mi ha definito: 'una donna giovane e bella'. Ho riso?


Sono sindaco di una bella città. Non vengo criticata per le mie capacità o incapacità amministrative. Vengo insultata in modo volgare e sessista: 'Sei proprio una gran puttana'; 'Pensasse a prendere un po' di "belino", le calmerebbe i nervi'; 'Si vede che suona il flauto '. Non importa che sono laureata, che ho delle competenze e delle capacità; importa che sono femmina e quindi puttana, senza eccezioni alle regole."

"Sono una giornalista seria. Sono preparata. Ho lavorato per tanti anni. Ho amato il mio lavoro. Il mio difetto: non aver un abbigliamento adeguato, un look giusto. Non importa il mio impegno sul campo, la mia professionalità. Non importa che la mia mente è ben vestita. Importa soltanto che non ho il rossetto giusto."

"Sono in politica da tanti anni, laureata, ho ricoperto incarichi all'ONU, insomma, una carriera ricca. Ricca di lavoro e meriti. Ho un difetto: sono donna. Accetto che le mie idee politiche possano non piacere e non trovare consenso, ma perché minacciarmi di stupro? Di morte? Perché creare fotomontaggi denigratori?"

"In studio siamo in tre, oltre al capo, presente a distanza. Due donne e un uomo. Noi siamo laureate, lui è diplomato. Ad essere chiamato 'Dottore' è solo lui, dai clienti. Oggi, addirittura, un cliente ci ha chiesto: 'Ma voi state qui perché non siete sposate?"

Ecco tutta la nostra forza distruttrice quando prendiamo il controllo psicologico. Distruggiamo famiglie andando a comprare il pane con la febbre. Distruggiamo famiglie perché siamo puttane. Distruggiamo famiglie mentre ci minacciano di stupro. Distruggiamo famiglie se decidiamo di prenderci un tempo per noi. Distruggiamo famiglie quando siamo insultate per il look.

Ecco tutta la nostra forza distruttrice: essere stata ancora una volta denigrata, come se fossimo un essere inferiore, talmente inferiore da meritare accuse, colpe, insulti indipendentemente da tutto.

Per me non esiste essere capace, incapace; preparata o impreparata; agire per il bene o per il male; essere onesta o disonesta. Qualsiasi scelta io faccia, i miei aggettivi qualificativi sono: attempata, capace (manipolatrice all'occorrenza), cesse, cretina, culona, esagerata, gallina, isterica, lamentosa, mantenuta, pazza, pesante, puttana, sciatta, scopa, strega, tettona, troia, vecchie, vipera, zoccola, ecc...

Siamo sempre trattate e relegate a oggetto, mai a soggetto. Eppure siamo soggetti, seguiti da azioni, e stiamo perfette nelle frasi minime. Di cosa avete paura?" Perché non possiamo esprime il nostro valore senza atti di accusa? Perché? 

Sono Donna. Oggi sono stata pugnalata. La pugnalata sta bruciando. Non capisco perché mia sorella non mi abbia amata

to be continued ...


Commenti

  1. Forse hanno paura di perdere il comando.

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  2. Bella l'espressione siamo "soggetti" e non "oggetti."

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    Risposte
    1. Non è stato un espressione studiata o pensata, semplicemente scritta di getto. Forse derivante dall'osservazione.

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  3. La questione degli aggettivi veri. Inoltte per offendere un uomo gli diciamo: "sei cornuto". È la colpa ancora nostra! 🫣😶

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  4. Interessante punto di vista. Grazie.

    RispondiElimina

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