La Pugnalata della Parola:
"Atto primo"
Sono una donna. Oggi sono stata uccisa. Uccisa da una voce. Non è la prima volta che mi uccidono. Sono abituata a essere uccisa. Non accetto che a farlo sia una mia “sorella”. La voce non mi ha pugnalato alle spalle come il figlio con Cesare, ma direttamente al cuore, e senza prima avermi abbracciato. Non un pugnale d’inesperienza, non quell'inabilità che i giudici hanno citato come mancanza di praticità, ma un fendente maestro e letale. Un colpo che non dà il tempo di difendersi. Che colpisce con l’unico intento di annientare.
Io non ci sto!
Non ci sto ad ascoltare queste parole. Non accetto di essere ferita e condannata ancora una volta solo perché la mia natura è donna. Ho sempre saputo che Caino e Abele fossero fratelli. Ma ascoltando quella voce, penso proprio che fossero sorelle. Se la fratellanza ha un limite, la sorellanza è tradimento spesso celato nella difesa.
Pandora siamo noi?
La prima pugnalata mi ha stordito. Affermare che le donne hanno una capacità di violenza psicologica che gli uomini non hanno è brutale. E non può farsi passare per verità assoluta. È l'antico inganno: toglierci la verità delle ferite, delle lotte che abbiamo attraversato e che ancora attraversiamo. Quando osiamo agire, alzare la nostra voce, un sottile veleno ci trasforma in isteriche, in esagerate, in manipolatrici eternamente dannate. Ritorna l'immagine delle streghe, macchiate dal male, le cui colpe vanno espiate e bruciate sul rogo.
Questa frase non solo ci conferma come custodi del vaso di Pandora. Ci rivela di essere il vaso stesso. Quel vaso che contiene tutti i mali del mondo siamo noi. E lo abbiamo scoperchiato. Dopotutto, Zeus ci creò per punire gli uomini. Eva, disobbedendo a Dio, ci donò il peccato originale. Pandora, aprendo il vaso, liberò sofferenza, malattia, morte, fatica e follia. Sul fondo del vaso resta solo la Speranza. La speranza che la donna possa essere narrata con rispetto e con dignità. Un rispetto e una dignità che ci vengono ancora negati. Non solo nel nostro Paese, ma in tutti i Paesi del mondo.
Durante il terremoto in Afghanistan, nell’agosto del 2025, le donne sono state lasciate dai soccorritori sotto le macerie. Le norme talebane, imponendo restrizioni di contatto tra uomini e donne non imparentati, le hanno lasciate morire. Perdere una vita, quella della donna, non vale il contatto. Non vale porgere la mano. Il corpo della donna è sacro, finché non c’è da salvarlo. Allora diventa un tabù, un pericolo, la morale al di sopra della vita: Meglio morta che toccata per essere salvata. La nostra vita pesa meno di una convenzione sociale, di un dogma religioso, di una paura maschile. La nostra vita è un fuoco di paglia, che non scalda e dura poco. La nostra vita è trascurabile e non indispensabile.
E noi donne siamo capaci di una violenza psicologica che gli uomini non hanno?
Dal 2019 al 2023: 512 femminicidi su 598 donne uccise.
E noi donne siamo capaci di una violenza psicologica che gli uomini non hanno?
Dal 2013 al 2023: il 93,3% degli omicidi commessi è da uomini, il 6,7% da donne (quando l’autore è identificato). Questa proporzione non è solo un dato, è un manifesto del potere che uccide. Il potere fisico e di controllo si manifesta in modo netto e letale, ma si preferisce discutere di sottili manipolazioni emotive.
E noi donne siamo capaci di una violenza psicologica che gli uomini non hanno?
Per la storia siamo un paragrafo: “Donne e bambini”. Ci hanno insegnato che non potevamo studiare, non potevamo decidere, non potevamo vivere senza appartenere a un uomo. Potevamo fare figli, lavorare nei campi, prendere schiaffi per imparare a stare al nostro posto. Cleopatra, Caterina la Grande? Ci hanno insegnato che sono dei miti, delle eccezioni. Donne che sapevano fare e fare bene, ma Cleopatra, che parlava sette lingue, viene ricordata per i suoi amori e per il bagno nel latte. Caterina la Grande, che organizzò e guidò il colpo di Stato del 1762 che depose suo marito Pietro III, fu resa oggetto di una feroce "leggenda nera", descritta come mangiatrice di uomini al solo fine di denigrare la sua capacità, i suoi successi e la sua intellettualità politica. Se una donna sceglieva sé stessa, contraddiceva un uomo, pagava con la vita. Sul rogo. Con mutilazioni. A Sant’Agata: le tagliano i seni non per persecuzione cristiana, ma per punizione. Perché scelse Dio. Non l’uomo che la voleva. E l'ha martirizzata. La storia del martirio femminile è la storia della punizione per l'autodeterminazione. Chi ha scritto la storia? Non noi. E nella loro narrazione, la donna emancipata è solo un errore da correggere, una deviazione da castigare, un difetto inaccettabile da umiliare.
E noi donne siamo capaci di una violenza psicologica che gli uomini non hanno?
Le sorelle Bennet, in Orgoglio e Pregiudizio, hanno una madre che si affanna a cercare mariti, perché il matrimonio era l’unica fonte di mantenimento. Le donne non potevano ereditare. Gli averi del signor Bennet andavano al cugino Collins. In Persuasione è lo stesso.
Jane Austen pubblica come “A Lady”. Non si nasconde dietro un nome maschile, ma non può esporsi.
Le sorelle Brontë: Charlotte diventa Currer Bell. Emily diventa Ellis Bell. Anne diventa Acton Bell. Perché per essere ascoltate, le donne dovevano travestirsi da uomini. L'autorità della parola era e resta di genere maschile. Dobbiamo indossare la divisa del carnefice per ottenere attenzione. Quando il nostro pensiero è valido, il merito va all’identità che non abbiamo oppure all’uomo con cui siamo state a letto.
E noi donne siamo capaci di una violenza psicologica che gli uomini non hanno.?
Marianna Coffa, poetessa siciliana, fu costretta a sposare un ricco proprietario. Non il suo amore. La famiglia che l’aveva educata allo studio e alla poesia l’abbandonerà. Il marito la rinchiude. Le impedisce di scrivere perché la poesia è perdizione. La cultura è disonestà. Soprattutto se femminile.
E noi donne siamo capaci di una violenza psicologica che gli uomini non hanno?
La nostra voce è stata mutilata. Ignorata. Derisa. Resa invisibile.
Abbiamo portato sul petto la Lettera Scarlatta. Abbiamo sposato chi non amavamo, siamo state costrette a essere spose bambine e sottoposte a mutilazioni genitali, un barbaro rituale per dichiararci pure e idonee al matrimonio, assicurando che l'unica nostra funzione fosse la procreazione e non il desiderio. Cambiamo cognome, accettando di appartenere a qualcuno solo per l'illusione di avere un valore.
Ora che alziamo la voce e denunciamo, veniamo zittite con l'accusa di essere "più violente degli uomini". Ci rubano la nostra stessa sofferenza per trasformarla in colpa, spogliandoci del dolore per vestirci da carnefici. La violenza psicologica, quella che ci viene attribuita con tanta disinvoltura, è in realtà spesso l'estrema e sola arma rimasta a chi è disarmato, a chi è costretto a scegliere tra vivere o morire. E questo accade ancora una volta per mano di chi dichiara di amarci, tutelarci e rispettarci, per mano di chi afferma di velarci solo per proteggerci.
Io non ci sto!
Non perché le donne non possano essere violente. La violenza non ha genere. Non ha specie. Non ha biologia dominante. È un comportamento appreso, incentivato e tollerato.
Abbiamo travisato Darwin e la teoria dell’evoluzione naturale. Quella che spiega ai bambini che gli animali si adattano. Chi ha caratteristiche utili sopravvive, gli altri muoiono. Abbiamo trasformato questa teoria in competizione. In supremazia. Abbiamo modificato gli ambienti. Li abbiamo piegati alle nostre comodità. Abbiamo deciso dove le donne potevano muoversi. E lì le abbiamo chiuse.
Gli uomini hanno preso tutto il resto. Senza rispetto. Senza pietà. Senza commozione. In molti luoghi è ancora così. Donne senza libertà. Donne merce di scambio. Donne picchiate per essere educate. Donne a cui non si può stringere la mano. Donne che vivono nell’ombra. Un passo dietro la spalla dell’uomo. Non per volontà loro. Per volontà dell’uomo.
Ma io, donna, ho una violenza psicologica che l’uomo non ha!
Quella che viene brandita contro di noi per farci stare zitte, che si usa ancora per umiliarci, per definirci buttane, streghe, incompetenti, isteriche, pazze. Quella violenza che da secoli ci incatena, ci rinchiude, ci punisce, e che mai ci assolve.
Perché siamo donne, non umane.
To be continued…
Sono Donna. Oggi sono stata pugnalata. La pugnalata mi ha stordito. Non capisco perché mia sorella non mi abbia amata.
To be continued
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Un testo che mi ha commosso!
RispondiEliminaGrazie!
RispondiEliminaOggi un altra donna pugnalata e in coma, e noi siamo le violente. Forse i notiziari ci prendono in giro? Anche le statistiche?
RispondiEliminaGrazie d'aver fatto sentire la tua voce.
EliminaUn testo forte e crudo. Non so se femminismo o estrema verità. Certo è che ancora nella parità di genere abbiamo tanta strada da fare. Brava!
RispondiEliminaDescrivere la realtà e quello che di essa percepiamo è sempre forte e crudo.
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